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VACCINO ANTICOVID AI MINORI. ALCUNE RAGIONI PER IL SI.

 

Riportiamo qui, a scopo meramente informativo, senza che questo lavoro voglia significare nostra adesione all’una o all’altra tesi, le ragioni fatte proprie dall’ultimo tribunale pronunciatosi a favore dei vaccini somministrati ai minori.

Il caso parte dalla richiesta di una madre che aveva in animo, contrariamente alla volontà del padre, di sottoporre a vaccino anticovid le due figlie minori.

Il Tribunale, in accoglimento del ricorso promosso dalla sig.ra, l’ha autorizzata a far effettuare alle bambine, previo esito negativo di test antigenici diretti a rilevare l’eventuale presenza di anticorpi AntiCovid, la vaccinazione anti Covid 19 nonché ad accompagnarle presso un centro vaccinale e a sottoscrivere i relativi consensi informati anche in assenza del consenso dell’altro genitore.

Le minori sono state sentite in maniera protetta dal tribunale e, nel corso delle loro  audizioni, hanno espresso chiaramente la volontà di sottoporsi alle vaccinazioni previste, al fine principale, da esse riferito, di evitare le restrizioni alla libertà personale nella loro vita di relazione.

Ad avviso del tribunale tale prospettiva va sicuramente assecondata in quanto è diretta a favorire un corretto equilibrio psicofisico delle minori; costituisce una delle componenti della salute e della personalità delle stesse, anche in ragione della fase di crescita che esse stanno vivendo.  Inoltre, aggiunge ancora il tribunale, che la   sottoposizione al vaccino delle due minori consente ad esse, figli di genitori separati,  di poter tornare a frequentare il padre, nonchè i fratelli e i nonni paterni, che pacificamente sono tutti non vaccinati, con un ridottissimo rischio di contagiarsi e di contagiare i predetti. Cosi facilitando la ripresa delle relazioni familiari che  è un aspetto rilevante dello sviluppo psico-fisico delle minori.

Il tribunale inoltre, richiamata la raccomandazione del comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, relativamente all’estensione del vaccino anti-COVID-19 ai bambini di età compresa tra 5 e 11 anni, rileva che attualmente si versa in una fase della pandemia in cui prevale la variante Omicron 2, altamente contagiosa, che è diffusa soprattutto nelle fasce della popolazione di età più bassa, cosicchè la vaccinazione di esse può contribuire a contenere la diffusione del contagio.

Sembra inoltre che la risposta immunitaria, al relativo vaccino Comirnaty somministrato a una dose più bassa in questa fascia di età, sia paragonabile a quella osservata alla dose più alta (30 µg) nella fascia di età compresa tra 16 e 25 anni (misurata dal livello di anticorpi contro SARS-CoV-2).

In tale studio, il vaccino ha avuto un’efficacia del 90.7% nel prevenire la malattia sintomatica (anche se il tasso reale potrebbe essere compreso tra il 67.7% e il 98.3%).

Gli effetti indesiderati più comuni riscontrati nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni sono simili a quelli osservati nelle persone di età pari o superiore a 12 anni (tra questi figurano dolore nel sito dell’iniezione, stanchezza, mal di testa, arrossamento e gonfiore nel sito dell’iniezione, dolore ai muscoli e brividi) e tali effetti sono in genere di entità lieve o moderata e migliorano entro alcuni giorni dalla vaccinazione.

Pertanto, il CHMP ha ritenuto che i benefici di Comirnaty sono superiori ai rischi nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni.

L’orientamento ormai prevalente dei tribunali si colloca nel solco che risolve il conflitto tra i genitori a favore di quello che agisce per ottenere l’autorizzazione alla somministrazione del vaccino per i figli. 

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